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__Punti di interesse
Cassa Forziere
Nella sala è conservata una delle casse forziere che servirono per il trasporto del Tesoro del Duca da Milano a Vigevano.
La cassa lignea è ricoperta da una lamina bullonata decorata da fregi e da un grande stemma sforzesco incisi sulla parte superiore.
Sul fronte a fianco della serratura sono incisi due stemmi ducali più piccoli. Due robuste ma eleganti maniglie sono vincolate sui fianchi, per permetterne il trasporto.
Internamente i cardini si sviluppano con decori traforati e terminano con motivi circolari sotto i quali è visibile un velluto rosso.
Sala degli Argenti
Proviene dalla donazione della nobildonna vigevanese Francesca Manara Negrone che volle offrire l'ostensorio all'Immacolata al termine dell'anno giubilare in memoria della figlia, la contessa di Santarosa, alcuni gioielli della quale ornano la suppellettile.
Prodotto a Milano nel 1904, l'oggetto presenta nel piede tre scene di carattere scaro ed altrettante figure femminili, realizzate a tutto tondo, rappresentanti le tre Virtù Teologali.
La complessa struttura comprende un globo smaltato in color blu e fasciato da un nastro con impressi i segni zodiacali, che funge da supporto ad una coppia di angeli a tutto tondo reggenti un cuore.
Un nodo costituito dalla rappresentazione apocalittica degli evangelisti, realizzata a tutto tondo, raccorda il fusto con il ricettacolo; quest'ultimo, del tipo a raggiera, è fastosamente ornato da elementi di carattere simbolico: Dio Padre circondato da nubi e teste di cherubini.
Sala degli Argenti
Dono di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano dal 1466 al 1476, la suppellettile è l'oggetto più antico dell'oreficeria presente nel Tesoro del Duomo.
Originalmente si trattava di un ostensorio ambrosiano, successivamente in reliquiario, per poter ospitare il Legno della S. Croce donato nel 1615 a Mons. Odescalchi, vescovo di Vigevano dal 1610 al 1620, dal principe del Marocco Mulay Xeque; la reliquia della Croce gli fu donata da Papa Paolo V in persona e solo all'epoca del Vescovo Visconti, 1667-1670, fu posta all'interno della teca di cristallo ed in tale occasione decise di deporre nello stesso luogo anche la reliquia della Spina; l'oggetto conserva sul piede una delle tre placchette originali con lo stemma del donatore, mentre le altre sono state sostituite per evidenziare il sacro contenuto e portano le seguenti iscrizioni "De ligno Sanctae Crucis" e "IHS" i cui riferimenti paiono evidenti.
Sala degli Argenti
La Croce doveva rappresentare il dono più importante tra gli oggetti che furono inviati da Francesco II, infatti nell'atto di procura del Duca viene citato per primo e tutti gli inventari si aprono con la sua descrizione. Sui bracci della croce ci sono placchette incise che nel corso dei secoli hanno sostituito quelle originali in smalto.
La caratteristica stilistica più evidente è costituita dal motivo a cornucopie usato come sostegno alle figure dei Dolenti, tipico di numerose croci di questo periodo, tipologia che ha il suo esempio più noto nella croce in argento di Antonio del Pollaiolo (1457-1459).
Pastorale d'avorio
Prestigioso pezzo d'arte lombarda, il pastorale è costituito da un'asta scanalata a spirale e connessa da diverse sfere d'argento, al cui apice si sviluppa il nodo a tempietto circolare e caratterizzato da aggraziate colonnine.
Il riccio è decorato a foglie d'acanto che si dipartono da un supporto scanalato e termina con una piccola mensola a cui sono ancorate due figure di santi: la figura di sant'Ambrogio, dedicatario della cattedrale, è collocata su un trono classico con braccioli a sfingi e schienale decorato con il Semprevivo, l'arme donata dal duca Francesco al suo Vescovo, mentre inginocchiato davanti a lui si trova la rappresentazione di sant'Agostino, il santo battezzato appunto da Ambrogio.
Solo recentemente è stata scoperta l'identità dell'esecutore della splendida manifattura, identificato da Rossana Sacchi (2005) in Cleofas De Donati intagliatore e fornitore di avori.
I Codici
L’ elargizione di Francesco II comprendeva diversi volumi, come riporta l’inventario di donazione. Sono oggi conservati in museo due messali miniati, un evangelario ed un epistolario miniati, un manuale pontificio e tre corali.
Messale Romano
Il primo dei messali del Museo ha una sontuosa legatura in taffettà di seta con ricami in filo color oro e argento.
Sul fronte, in una nicchia con due colonne è ricamato S. Pietro Apostolo; rappresentato come un vecchio barbuto che tiene alte con la mano destra le chiavi, simbolo dell'autorità spirituale, e con la sinistra sorregge un libro semiaperto.
Il messale p costituito da 232 pagine in pergamena e si apre con una ricca pagina di presentazione in cui si legge che il volume fu fatto eseguire appositamente per il vescovo Galeazzo Pietra; contornata da una cornice fittamente miniata su fondo oro e tutta scritta con inchiostro rosso.
Museo Diffuso
Oltre al Muse del Tesoro del Duomo, da oggi è possibile visitare anche il Museo Diffuso del Palazzo Vescovile, dallo scalone al giardino privato del Vescovo.